Squid Game
Novembre 7, 2021 2024-08-14 8:11Squid Game
Squid Game
e il gioco della vita
a cura di Cosmo Pietro Ferraro
tempo di lettura 2 minuti
Ideatore: Hwang Dong-hyuk
Produzione: Corea del Sud
Anno: 2021
La Corea del Sud sta conquistando sempre più spazio nella cultura artistica popolare occidentale con ampio riscontro di critica e pubblico in diverse fasce d’età. Sono entrati nelle classifiche musicali grazie alla K-pop, portato a casa prestigiosi successi internazionali nel mondo del cinema (Old Boy, Parasite, Burning) fino ad entrare nei salotti delle case grazie alla nuova produzione originaleNetflix Squid Game. Grazie ai social il successo è stato dirompente e velocissimo arrivando anche sugli schermi e agli occhi di ragazzini e bambini tanto da diventare un’emergenza educativa. Se i vostri figli giocando ad 1, 2, 3 Stella quando eliminati rimangono a terra immobili ecco, sappiate che stanno simulando uno dei macabri giochi di Squid Game nei quali i concorrenti pagano l’errore con la vita. Tra i corridoi delle scuole non si parla d’altro! Non si contano più notizie ed articoli di giornale. Raccolta firme e richieste di censura.
La serie divide la società in due classi distinte e separate: quella popolare dei reietti, soli, indebitati e con vite patetiche, da quella dei ricchi, potenti ed annoiati. Questi ultimi, per puro diletto e divertimento, decidono di organizzare un gioco a premi che si svolge in una località segreta che potrebbe cambiare drasticamente la vita di chi vi partecipa. Ogni partecipante ha un valore in denaro che si somma al montepremi della vincita finale quando qualcuno viene eliminato. Per terminare il gioco tutti i partecipanti si sfidano in una serie di giochi per bambini nel corso dei quali chi viene eliminato paga con la vita finendo ucciso a sangue freddo. Il gioco, così come il divertimento dell’host e di chi osserva e organizza, è quasi unicamente sadico e non legato a nessuna ricerca di senso, movente o vendetta. In un richiamo orwelliano, i controllori ed esecutori materiali delle uccisioni, così come della gestione delle regole del gioco, sono irriconoscibili e vestiti tutti allo stesso modo. Coperti da una tuta rossa e da una maschera nera con un simbolo geometrico bianco che identifica il rango nell’organizzazione militare. Anche la scelta dei partecipanti al gioco è assolutamente casuale. Una volta dentro saranno vestiti come dei galeotti con una tuta verde e verranno identificati da un numero.
Nonostante tutto l’host e gli organizzatori sembra abbiano strutturato tutto il gioco seguendo una personale morale dettata da semplici regole ma che più di tutto mira ad un valore fondamentale, quello dell’uguaglianza. Ai partecipanti è perfino concesso di uscire dal gioco qualora lo volessero, ma solo se dopo una regolare votazione la maggioranza di loro si fosse espressa in tal senso.
In un purgatorio sadico finto democratico che non concede seconde possibilità ai partecipanti viene offerto un sogno di redenzione. Ed è a questa flebile speranza che tutti si attaccano scegliendo di portare il gioco fino alla fine nonostante il comportamento del gruppo.
In una visione distopica Squid Game sembra disegnare una società disumanizzata in cui il potere nelle mani di pochi gioca con la vita di poveri partecipanti in uno dei più classici schemi piramidali. Non c’è nessun viaggio nelle tenebre della mente umana, nessuna ricerca del lato oscuro ma solo un gioco sadico. Nessuna attenzione verso una psicologia introspettiva o emotiva ma solo una manipolazione cognitivo comportamentale delle risposte attese da un individuo se inserito in un contesto predefinito. Il finale del gioco e della serie dirà molto rispetto alle conseguenze di una tale visione.
Il gruppo scivola inevitabilmente verso un comportamento disumanizzato e sembra non riuscire a fermarsi davanti a niente. Tradimenti, scrupoli, rimorsi e morti. Nulla riesce a smuovere l’anima del gruppo che accecato dalla sete di denaro cerca solo il modo di superare la prova successiva e rimanere in vita spinto da un crudele istinto di sopravvivenza. C’è un’unica persona, il protagonista Seong/456, che riesce a mettere in gioco sentimenti più umani di empatia e comprensione riuscendo a superare alcune prove grazie alla sua creatività (come nell’ormai famoso gioco del biscotto di caramello).
Il successo di Squid Games era probabilmente prevedibile visto che in maniera forse anche un po’ ruffiana è stato costruito con tutta una serie di elementi facilmente riconoscibili: i colori fluo, i riferimenti artistici (le scale di Escher), le tute à la Casa de Papel, i rimandi ad Hunger Games o all’universo distopico post-moderno di Black Mirror. Ma soprattutto associa il gioco alla violenza più crudele esasperando la competizione infantile verso una lotta per la vittoria a qualunque costo.
Dissonanza di sicuro effetto in particolar modo quando viene associata alla competizione sociale medio borghese che ogni giorno tutti ci troviamo a giocare. Le regole sono chiare ed il gioco è giusto. Chiunque venga eliminato è perché troppo debole o non adatto, poco integrato o tristemente ai margini della società.
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