OPEN DAY 23 Maggio – L’Osservazione Partecipe nella storia dell’AFPP

Psicoanalisi

OPEN DAY 23 Maggio – L’Osservazione Partecipe nella storia dell’AFPP

di Isabella Lapi

Nel percorso scientifico e formativo dell’Associazione Fiorentina di Psicoterapia Psicoanalitica l’ Osservazione partecipe, sia nella metodica classica di Infant Observation secondo Esther Bick sia nelle sue applicazioni e estensioni, ha sempre avuto un posto di grande rilievo. Questa metodologia cominciò a diffondersi in Europa e in Italia tra gli anni ’70 e gli anni ‘80; tra i ‘pionieri’ voglio ricordare Gina Ferrara Mori, a Firenze, e Dina Vallino, a Milano, due importanti psicoanaliste che dettero vita ai primi gruppi italiani di formazione rivolti a psicologi, medici, psicoterapeuti. I nostri soci fondatori ( Cresti, Suman, Fano, L. Mori, Pisa, Trapani), nel momento in cui decisero di formarsi e dar vita al primo nucleo associativo nel 1979 ( prima con il nome di Gruppo fiorentino di studio, poi AFPP), fecero la scelta – sostenuta da Donald Meltzer e Martha Harris – di affiancare l’ Infant Observation alle supervisioni e ai seminari scientifici. Si formarono allora due piccoli gruppi, uno condotto da Gina Ferrara Mori e l’altro da Dina Vallino, e iniziò un’avventura mai interrotta, che ha visto molto attivi negli anni alcuni dei nostri soci e docenti, in primis L.Cresti e L. Fortini, poi I.Lapi, C. Pratesi, F. Monti, E. Di Mauro e M. Santori. Testimonianze del nostro impegno negli anni sono gli atti dei convegni nazionali e internazionali, a cui abbiamo partecipato con lavori scientifici e, spesso, in veste di organizzatori insieme alle altre associazioni che usano il metodo: cito i due volumi ‘Osservazione e trasformazione’ e ‘Percorsi di crescita: dagli occhi alla mente’, editi da Borla, che contengono moltissimi contributi ancora oggi validi. A livello internazionale, siamo rappresentati da L. Cresti in AIDOBB ( Association Internationale pour le Développement de l’Observation du Bebè selon la methode de Esther Bick).

La nostra Contrappunto si è posta come una delle principali riviste italiane di riferimento per l’Osservazione Partecipe, accogliendo moltissimi contributi nazionali e internazionali. Scorrendo la corposa bibliografia della rivista con gli indici, cronologico e ragionato, e alcuni principali testi che contengono contributi dei nostri soci, è possibile rilevare gli elementi centrali che fanno dell’Infant Observation una metodologia estremamente utile nella formazione, nella clinica e nelle ricerca qualitativa:

il metodo

Cosa vuol dire ‘osservare con gli occhi della mente’ (come amiamo dire noi osservatori), quali le risonanze emotive dell’osservatore, quali funzioni ha il gruppo di formazione, e tanti altri aspetti sono stati approfonditi in diversi articoli, tra cui segnalo il lavoro di J.Magagna, psicoanalista inglese che collabora con noi, centrato sulla sua osservazione di tre anni supervisionata proprio dalla Bick ( sul n 9, 1991), e il n. 31 monografico ( 2002) edito in occasione del centenario della nascita di Esther Bick, che contiene anche uno scritto inedito di lei;

lo studio dello sviluppo infantile e la ricerca

Attraverso l’Infant Observation è possibile vedere direttamente come si sviluppa un bambino in famiglia e come si costruiscono le prime relazioni con i genitori, acquisizioni utili da trasporre poi nella clinica. Su questi argomenti segnalo gli articoli di Anne Alvarez e L. Cresti ( n. 46, 2011), e ancora, quello di J.Magagna ”La vita emotiva del bambino” ( n 55, 2017). A livello di ricerca, la dott Fortini ha approfondito i legami tra gemelli nel volume “Fratelli e sorelle coetanei. Studio su una gemellarità plurima”, frutto di una straordinaria osservazione, decisamente fuori dal comune, di una madre e dei suoi 6 gemellini nati tutti insieme; ancora sul legame tra fratelli abbiamo il volume ‘Scenari dei legami fraterni’, curato dalla nostra socia fondatrice L. Mori, con diversi contributi suoi e di L.Fortini;

la relazione tra Infant Observation e Psicoterapia

Questa relazione si declina negli insegnamenti che gli psicoterapeuti in formazione traggono dall’esperienza dell’Infant Observation e nelle funzioni terapeutico-trasformative che ha l’Osservazione stessa per i genitori e i bambini osservati, e che si ritrovano nella psicoterapia come importanti strumenti a disposizione del terapeuta. Trovate ben 9 articoli su questi temi nella nostra bibliografia;

 

le applicazioni del metodo in contesti diversi dalla formazione degli psicoterapeuti

Molte sono le esperienze di uso dell’Osservazione Partecipe nei contesti istituzionali per la clinica e per la formazione di operatori sanitari, insegnanti, educatori, volontari. Come esempio voglio citare il testo della prof. Monti sulla sua esperienza nei nidi di Bologna ( “Osservare al Nido: Pensieri in cerca di un Pensatore” ) e la nostra ultima esperienza, descritta nel numero 59 del marzo 2020. Si tratta della formazione (attuata da Cresti, Fortini, Lapi, Pratesi, Manna) di tutto il personale dei nidi per l’infanzia del Comune di Firenze, che ha avuto molte ricadute positive nel lavoro delle educatrici. Tra le applicazioni formative in ambito sanitario, invece, voglio ricordare il lavoro con i pediatri condotto dalla dott. Cresti a Venezia, pubblicato in Quaderni di psicoterapia infantile. Negli ultimi 10 anni l’ Infant Observation è stata estesa anche al periodo della gravidanza come pre-Infant Observation, illuminando di luce nuova il periodo dell’attesa delle madri; la prima esperienza di questa estensione si trova nel volume “Un tempo per la maternità interiore” frutto di un gruppo di studio della nostra associazione insieme alla SPI e al Centro studi M.Harris.

Ultimamente, abbiamo creato un gruppo interassociativo anche sulla “paternità interiore”, il cui lavoro è in corso di pubblicazione. Guardando a ritroso il percorso storico dell’Infant Observation, vediamo che negli anni 80-90 ci fu un boom di interesse: all’epoca ‘tutto’ era osservazione, dilagando e anche ‘diluendosi’ in mille applicazioni, tutti osservavano tutto, e a volte senza troppo rigore metodologico e profondità. Poi, l’interesse generale per l’I.O. è scemato ed è rientrato nei ranghi più rigorosi inerenti la formazione degli psicoterapeuti. Nella nostra scuola di specializzazione è un insegnamento fondamentale nel primo biennio; la nostra associazione, su richiesta, può organizzare gruppi di formazione all’Infant Observation anche per esterni. Oggi, tuttavia, l’interesse per l’Osservazione Partecipe sembra nuovamente allargarsi, con segnali molto importanti:

-l’estensione dell’Infant Observation ad altre culture, come testimonia il penultimo congresso internazionale AIDOBB che si è tenuto a Dakar ( la cui animatrice è stata Rosella Sandri, esperta in osservazione’ multiculturale’, che quest’anno ha tenuto per noi un seminario proprio su questo suo lavoro)

-l’interesse per l’osservazione partecipe da parte di psicoterapeuti anche di formazione non psicoanalitica

-il rilancio dell’Osservazione Partecipe nelle istituzioni che si dedicano alla cura ( vedi la nostra esperienza negli asili nido di Firenze )

-l’applicazione dell’Infant Observation in forme di consultazione psicoterapeutica, come la Consultazione Partecipata messa a punto da Dina Vallino, alla quale alcuni di noi soci, (I.Lapi, M. Santori e altri) sono formati mantenendo appartenenza e legami di ricerca con l’Associazione Dina Vallino.

Questi segnali ci incoraggiano a sostenere questo metodo, sempre diverso, sempre unico come uniche sono le storie della nascita, degli inizi delle relazioni, della formazione di noi psicoterapeuti. Attualmente la pandemia crea molte difficoltà a attuare le osservazioni nelle famiglie, sebbene alcuni allievi siano riusciti a portare avanti le loro osservazione su Skype pur di non interrompere delle osservazioni iniziate ormai da molto tempo. Confidiamo che questo brutto periodo passerà e che troveremo il modo di andare avanti raccogliendo. Intanto, teniamoci pronti.