The VelociPastor
Dicembre 8, 2021 2024-08-14 8:08The VelociPastor
The VelociPastor
Il processo primario
a cura di Luca Ricci
tempo di lettura 2 minuti
Regista: Brendan Steere
Anno: 2019
Produzione: Stati Uniti d’America
Guardare The Velocipastor è perdere un’ora e mezzo del proprio tempo… se lo si guarda aspettandosi un film. Nella scia dei B (o Z) Movie a budget infimo, The Velocipastor ha guadagnato grandi consensi, pur non essendo il primo o il più low budget. Di titoli ce ne sono diversi.
Il film tratta di un prete al quale vengono uccisi i genitori e che si reca in Cina per meditare sulla sua crisi di fede intervenuta dopo la tragedia. Lì entra in contatto con un fossile, che tocca il suo sangue e lo fa trasformare in un dinosauro quando è preda della rabbia. Tornato in patria (e i tempi sono totalmente arbitrari), salva una giovane prostituta da una rapina trasformandosi in dinosauro. Questa si lega al prete e insieme decidono di combattere il crimine. Lui le insegna la fede, lei i dinosauri (che il prete non ammette in quanto creazionista). A questa lotta si lega il desiderio di vendetta del prete per la morte dei genitori; e questa aprirà la strada ad una improbabile vicenda familiare da risolvere in scontri amatoriali di arti marziali e colpi di coda.
La trama è l’incontro di più linee narrative, che spesso emergono a sorpresa, senza essere minimamente preparare e che non sembrano storie che si sviluppano. Poteri mistici si manifestano in un clima di combattimenti con ninja e trafficanti zen di droga… Ma non è un film incomprensibile. C’è un piano in cui la narrazione funziona, lo spettatore comprende. Non sono elementi beta. Sembra di assistere al prodotto dell’elaborazione secondaria. Tutto il film appare un contenuto manifesto, con tutti i meccanismi del lavoro onirico. Lo spettatore viene gettato nella scena onirica, si trova lì, heideggerianamente situato in un quadro che va accettato in quanto realtà già predisposta, con la quale ha una familiarità di base, ma che non è conoscenza di quella realtà. È una sensazione diversa da quella sperimentata in un film; manca il vissuto narrativo dello sviluppo. I personaggi cambiano, ma non nel senso dello sviluppo: accade che sono in un modo e che dopo siano in un altro. Di narrativo rimane solo il trascorrere del tempo, regalo dell’elaborazione secondaria.
Le emozioni espresse dai personaggi sono spesso fuori contesto, talvolta esagerate o incongrue. Lo spostamento è attivo nel rimando costante degli antagonisti: collegati, ma inesauribili. Se ne presentano sempre di nuovi, sempre più grotteschi e provenienti dal passato. Tutti fuochi fatui, tutti necessari solo per il momento in cui vengono rappresentati. La condensazione è difficile da cogliere nel testo, ma si presenta nel titolo, esprimendo col wiz, la volontà di tenere insieme degli opposti: le spinte sessuali e aggressive inconsce e le tendenze alla rimozione. Anche il simbolismo entra in scena con l’immagine del velociraptor: un animale estinto, raccolto dall’eredità pop di Jurassic Park e capace di incutere timore ancestrale e di suscitare il ridicolo se messo fuori contesto. Il ridicolo si acuisce con la rappresentazione scenica del dinosauro: un costume da carnevale che mostra subito la finzione. Ma al sogno interessa solo suscitare qualcosa, creare e riassorbire associazioni. Non deve essere per forza accurato; l’importante è che al risveglio si ricordi la parola. Il resto si associa da sé.
Ed è proprio così che termina il film. Con un risveglio. Il percorso cangiante dei protagonisti sembra avvicinare sempre più ad una caduta della censura. Qualcosa si sta per manifestare. Il sogno non è più un buon guardiano e il film si chiude: ciò che premeva per essere rappresentato alla coscienza sta per essere rappresentato davvero. Il secondo tempo è il processo secondario. Rimane il desiderio di interpretare il sogno, di scoprire gli “imprenditori” e i “soggetti latenti” che percorrono il film. Oppure, come spesso accade, dopo qualche chiusura delle palpebre e uno sbadiglio il sogno se e va: “Ho fatto un sogno, ma non lo ricordo… si vede che non era importante”. The VelociPastor non è importante, ma ci ha intrattenuto una nottata.
Recensioni
Articoli e relazioni